Carri romagnoli

Carri romagnoli

mercoledì 26 novembre 2014

Sfollati, un bombardamento e una "Singer"

Sergio lavorò come garzone nella bottega di un certo Morelli che viveva a Sant'Alberto. Non era imparentato con la famiglia del dottor Morelli di Forlimpopoli, parte della storia, e prima di arrivare a Forlimpopoli aveva imparato il mestiere a Domodossola (non a Abbiate Grasso, come Sergio riporta per svista). Tale Morelli di Sant'Alberto era bravo, estremamente pignolo, e un gentiluomo. Nella sua bottega fu portata una macchina da cucire "Singer" danneggiata, di proprietà del dottor Morelli. Sergio la aggiustò. La "Singer" era stata danenggiata da un bombardamento degli inglesi. Qui si parla di uno strano "Luigi", uno sfollato napoletano, ma in realtà una spia degli inglesi. Il misterioso Luigi dichiarò di aver dirottato un bombardamento verso la campagna di Bertinoro, che doveva colpire carri armati tedeschi nascosti sotto agli alberi di Villa Gaddi. Fu quella l'occasione in cui rimase danneggiata la "Singer" della famiglia del Dottor Morelli. Questi i ricordi di Sergio, che sottolinea, si riferiscono solo a storie che gli furono raccontate, e sulla cui veridicità non può garantire.

lunedì 10 novembre 2014

La famiglia Picci e il fascismo

I rapporti tra la famiglia Picci e il fascismo non furono privi di qualche malinteso.
Ne parla Sergio Picci, ricordando la vicenda del prozio Carlo Roncucci, che attorno al 1923 fu ucciso (insieme a Giovanni Artusi) in una sparatoria. Riuscirono a ferire lo squadrista Decio Melandri, che in seguito morì. In famiglia non si parlava di politica, e a Sergio queste storie furono raccontate dopo l'8 settembre.
Il 10 giugno del 1940 Sergio si trovava sulla rocca di Forlimpopoli e vedeva dall'alto la piazza piena di gente plaudente: l'Italia entrava in guerra. Applaudì anche lui, e afferma che sua madre gli diede "una vigliacca di quelle sberle che me la ricorderò sempre".

Si torna alla sparatoria del '23. Quando uccisero suo zio Carlo, il padre di Sergio, Luigi detto Gibi, stava svolgendo il servizio militare in Cavalleria. La nonna di Sergio gli comunicò per lettera che lo zio "era stato ucciso da piombo nemico". La lettera fu requisita e Gibi finì in carcere. Si racconta anche che Decio Melandri, ferito da Carlo Roncucci, fu poi finito dal fratello di Carlo: un affare di famiglia.

Nell'estate del 1941 a Sergio non era stato permesso di andare al campeggio dei balilla. Ma lui insistette sino allo sfinimento di suo padre, che infine intercedette con il Federale, il Maestro Bazzoli, col quale malgrado le divergenze politiche aveva un buon rapporto. A campeggio già in corso, Bazzoli vi portò Sergio con la sua Guzzi. Nei due anni successivi, la famiglia permise a Sergio di partecipare ai campeggi estivi come tutti gli altri Balilla.
Sino all'ultimo, a Terra del Sole, che fu interrotto all'indomani del 25 luglio 1943. Alla chetichella portarono i ragazzi a casa, passando per la piazza di Forlì, dove parlava Cino Macrelli.
Del comizio di cui Sergio fu casuale testimone si trova traccia nella voce che il Dizionario Biografico degli Italiani (Volume 67 - 2007) Treccani dedica a Cino Macrelli, laddove riporta che "già il 26 luglio tenne discorsi durante le manifestazioni popolari".










sabato 8 novembre 2014

Il misterioso tunnel tra Forlimpopoli e Bertinoro

Esiste davvero un tunnel che collega la rocca di Forlimpopoli a Bertinoro? Nel parla Sergio Picci.
Qui racconta che era assai pratico della Rocca di Forlimpopoli, perché vi abitavano i suoi nonni. En passant, con sprezzatura, lascia trapelare le sue nobili origini.



Nel 1938 (circa), un fascistissimo manipolo si addentrò coraggiosamente nel tunnel misterioso.
Ne uscì, dopo qualche tempo, avendo fatto prigioniero un tubo arrugginito.



Passarono gli anni, arrivò la guerra, e l'entrata del tunnel misterioso divenne un rifugio. Del tunnel, nessuna traccia.