venerdì 13 novembre 2015
Chiodi di guerra
Continua la saga familiare. Sergio Picci racconta della sua discutibile frequenza scolastica durante la guerra. Frequentava l'Istituto industriale (foto in alto), recente costruzione nel Viale della Stazione di Forlì. Si trova di fianco all'ex Gioventà Italiana del Littorio, il bellissimo edificio razionalista progettato da Cesare Valle e recentemente restaurato.
Gli anni, dal '42 al '44. Sergio è del settembre del '30.
A scuola, da Forlimpopoli, con la bella stagione andavano in bicicletta, con le gomme piene, anelli di camere d'aria infilate da suo padre. Altrimenti, in treno, quando il treno c'era.
Quando c'erano i bombardamenti gli studenti andavano nel rifugio, nelle cantine della scuola. Questo, "se eravamo dentro la scuola", ma pare che spesso Sergio fosse fuori. In particolare, durante l'ultimo anno, dopo l'8 settembre aveva un cattivo rapporto con la professoressa di musica. Era "una gran fascista", e Sergio, che dopo l'8 settembre aveva appreso per la prima volta che loro stavano da un'altra parte, non si era più iscritto al fascio.
In quel periodo bombardavano spesso l'aeroporto. In una occasione, Sergio si trovò in un rifugio nei pressi della GIL durante un bombardamento. Pare di capire che fosse l'ora di musica, anche alle mie orecchie suona molto a giustificazione postuma.
Uscito da scuola, a volte Sergio doveva andare alla ricerca di chiodi e ferro per suo padre, che faceva il maniscalco a Forlimpopoli. A zonzo per ferramenta e depositi di ferrovecchio, per poi tornare a casa il pomeriggio tardi. A dodici-tredici anni, spesso avendo mangiato ben poco tutto il giorno.
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