La mia idea di italianità è questa: conoscere bene il mestiere e se possibile avere una visione d'insieme di quel che si fa. Essere almeno un buon artigiano, se non un artista. Io l'articolo 1 della costituzione, quel "fondata sul lavoro", lo interpreto così.
A me il mestiere lo insegnò un po' mio padre: si fa un progetto, si prendono le misure, e poi si lavora con attenzione. Così ci sta che insieme celebriamo un signore sconosciuto e di cui non si ha alcuna memoria pubblica: Ferdinando Frassineti, detto "Nandino" perché era di bassa statura.
Era di Forlì e lavorava alle fonderie Forlanini. Verso la fine degli anni '30 si divertì a costruire un conio per stampare monete. Senza dolo, pare, ma solo per li gusto dell'arte, perché lui nel lavoro aveva un talento enorme ed era un artista.
Se la cavò con un trasferimento, da Forlì all'Ansaldo di Genova. Sua moglie Elde era parente di mia nonna. Non ebbero figli, e nel '59 Sergio e Gabriella (nel video) furono loro ospiti in luna di miele. Ne parla Sergio nel video.
Si racconta anche della Guerrina, cognata di Elde, che andò a trovare mia madre che mi aveva appena partorito. Chiese come mi avrebbero chiamato, e ricevuta risposta, disse a mia madre che conosceva un Lucio scemo. Mia madre la prese male, anche perché pare che avessi effettivamente una faccia da poco normale: due occhi fuori dalle orbite e nessuna furbizia in viso. E così insomma mi presentai al mondo.
Poi mi ammalai, e si racconta del medico che bestemmiava perché non guarivo. Con queste premesse e con tal ambienti familiari, come volete che poi si cresca.